Due uomini viaggiano, uno in fronte all’altro, nella stessa carrozza del treno.


Uno tiene sulle gambe una scatola con dei fori sul coperchio.  Dopo un po’ di tempo passato in silenzio a fare congetture su cosa contenga la scatola, l’altro, divorato dalla curiosità, chiede:


“Mi scusi, ma non ho potuto fare a meno di notare la sua scatola. Cosa trasporta?” 
“Una mangusta”
“Una mangusta? E cosa se ne fa di una mangusta?”
“Vede, mia sorella è afflitta da sogni terribili in cui è minacciata da migliaia di serpenti. Le sto dunque portando questa mangusta per spaventarli.”


Il secondo uomo è perplesso.


“Ma quelli che sua sorella vede sono serpenti immaginari.”
“Infatti! Questa è una mangusta immaginaria”.

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Maschere Raymond Roussel

Maschere, specchi & ritratti

Pare che il vuoto attualmente sia pieno. Questioni di particelle, o sub particelle, come il barista che diceva che nulla si può piegare più di dieci volte, perché lo spessore supererebbe in altezza la distanza tra la terra e la luna.

Pare che il vuoto attualmente sia pieno. Questioni di particelle, o sub particelle, come il barista che diceva che nulla si può piegare

Al posto del soffitto una galassia in formazione…

In Teshigara è condensata, in una scena lunghissima ambientata in una Stube per Giapponesi che si chiama Munchen, tra intervalli di

In Teshigara è condensata, in una scena lunghissima ambientata in una Stube per Giapponesi che si chiama Munchen, tra intervalli di silenzio e un waltzer putrido e poco tedesco, il succo della crisi attuale, che ha stigmatizzato quell’altro musogiallo ( ricordi la cinese davanti a casa tua quando sorridendo diceva che avevamo una fissa, noi, occidentali, per la “libertà” ) coreano, sud non nord, del quale il libro dovrebbe essere ancora nelle tue mani, credo…

In Teshigara è condensata, in una scena lunghissima ambientata in una Stube per Giapponesi che si chiama Munchen, tra intervalli di

Nell’improbabile stube parla il dottore, no? Con il tizio dalla maschera immota di fianco. Parla di isolamento e di illusione di libertà. Della presa del sopravvento della maschera. La perdita di consapevolezza del ruolo della maschera e della maschera stessa. Di come certe maschere (o l’inconsapevolezza di esse) possano distruggere l’uomo, mentre lui poverino si illude di essere più libero. E di come così arriveremo a essere tutti dei perfetti sconosciuti. Tutti isolati. La solitudine e l’ isolamento come condizione normale. Ed eccoci qui. Noi con i nostri avatar e le skype call. Pensa a faccialibro, all’illusione che una faccia virtuale definisca la tua identità e la tua voce, e che dei clic si chiamino amici. L’illusione di chissà quale infinita conoscenza e conseguente libertà, quando in realtà si è davanti a uno specchio in una cella di isolamento

Hanzo e Carmen hanno ballato di tutto. Disegnettisti, animatori e esploratori, da un po’ cercano la strada per passare dall’Altra Parte. In attesa si occupano di animazione 2D.

(Tu miri contro uno specchio. Sparerai a te stesso, amico.)

Hanzo e Carmen hanno ballato di tutto. Disegnettisti, animatori e esploratori, da un po’ cercano la strada per passare dall’Altra Parte. In attesa si occupano di animazione 2D.

L’importante è colpire
alle spalle.
Così si forma un cerchio
dove l’inseguito insegue
il suo inseguitore.
Dove non si può più dire
(figure concomitanti
fra loro, e equidistanti)
chi sia il perseguitato
e chi il persecutore.

Hanzo e Carmen hanno ballato di tutto. Disegnettisti, animatori e esploratori, da un po’ cercano la strada per passare dall’Altra Parte. In attesa si occupano di animazione 2D.

Un viaggio con lo zio nella sua macchina stipata di cose deve essere come un viaggio nel suo cervello al cubo.

Un’immersione tra gangli pieni di carcasse, tesori, droghe e oggetti che manco quelli sulla luna di Ariosto.

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Chissene importa dell’umanità che cammina senza voltarsi nell’aria di vetro. Chissà la luna nordica… non so se si riuscirà a dormire. La memoria is overrated, io son d’accordissimo, ma son riuscita comunque a ricordarmi di questa cosa che avevo letto. Era Lévi Strauss, “La via delle maschere”

Agli spettatori dei riti d’iniziazione, queste maschere da danza che ad un tratto si aprono come in due battenti mettendo in mostra un secondo viso, e talvolta un terzo dietro il secondo, tutti segnati dall’impronta del mistero e dell’austerità, attestavano l’onnipresenza del sovrannaturale ed il pullulare dei miti.

Cosa ti ricorda? Il volto senza volto, che si stacca e indietreggia fino a sparire… Ho fatto proprio la stessa cosa. Anche io ho deciso di andare libera. La sequenza non riuscivo a iniziarla, mi respingeva, quindi ho deciso di iniziare dal disegnare e basta, tanti Roussel, su un quadernone elegante che mi aveva regalato Giorgia e che tenevo per un momento miliare. Questo mi sembra adatto. Il quaderno danese.

Ho fatto proprio la stessa cosa. Anche io ho deciso di andare libera. La sequenza non riuscivo a iniziarla, mi

Ti declamo una dedica, a te e allo zio, e al vostro viaggio nel bosco, che sia reale o meno:

Chiamiamo Ribelle chi nel corso degli eventi si è trovato isolato, senza patria, per vedersi infine consegnato all’annientamento. Ma questo potrebbe essere il destino di molti, forse di tutti – perció dobbiamo aggiungere qualcosa alla definizione: il Ribelle è deciso a opporre resistenza, il suo intento è dare battaglia, sia pure disperata. Ribelle è dunque colui che ha un profondo, nativo rapporto con la libertà, il che si esprime oggi nell’intenzione di contrapporsi all’automatismo e nel rifiuto di trarne la conseguenza etica, che è il fatalismo.

L’ha scritto Junger, nel 1951: Trattato del Ribelle.